La gita di Pertini e Wojtyla

ADAMELLO – Maglione grigioverde di quelli che usano gli alpini. Pantaloni elasticizzati blu e giacca a vento dello stesso colore. Occhiali antiriflesso per via del riverbero che a quota 3300 metri, con il sole di luglio, può essere micidiale. Il Papa, ieri mattina, era in forma: per più di un’ ora ha sciato senza soste, in bello stile, curvando con padronanza: “Santità, lei è un vero maestro, scia come una rondine” gli ha detto l’ ospite d’ onore, il presidente Sandro Pertini, che “fumava beato la pipa” e lo ha seguito negli slalom, spiandolo col binocolo, assieme ai maestri Franco e Lino Zani. Il pontefice, accaldato ma felice, gli ha risposto: “Qualcuno griderà allo scandalo per questa nostra giornata, in quanto mai in passato si è verificato nulla di simile nei rapporti fra Stato e Chiesa. Ma non c’ è scandalo quando si fa qualcosa in nome dell’amicizia e di valori autenticamente umani”. Già, un’ amicizia nata subito dopo l’ elezione di Wojtyla, quando, qualche giorno dopo, Pertini venne invitato a colazione dal Papa. Così come allora, anche ieri il nostro presidente ha risposto con entusiasmo alla proposta singolare di Giovanni Paolo II: “Presidente, vuole venire con me a sciare sull’ Adamello?”. Una telefonata, quella di venerdì 13, che aveva lasciato per un attimo perplesso il capo dello Stato: “Ma io non so sciare – aveva replicato un po’ desolato Pertini – mi dispiace…”. “Macchè, non è importante sciare: è importante passare una giornata tranquilla assieme: prenderà un po’ di aria buona e faremo colazione al rifugio”. Per un montanaro appassionato come Pertini, era difficile dire no e così, in gran segreto, sono cominciati i preparativi per la gita all’ Adamello, una delle montagne “sacre” della Prima guerra mondiale: italiani e austriaci combatterono furiosamente, ancora adesso i ghiacci eterni restituiscono ibernati i cadaveri dei soldati caduti sotto il fuoco nemico. Messo giù il telefono, Pertini ha chiamato il consigliere Maccanico, segretario generale del Quirinale, informandolo dell’ invito. Unica direttiva: la massima discrezione. Anzi, la segretezza assoluta. Per evitare “scandalosi” commenti soprattutto per impedire l’ assalto di fotografi e giornalisti, di gente che pur di vedere assieme il presidente socialista e il papa polacco si sarebbero improvvisati sciatori, alpinisti, escursionisti. Carabinieri, finanzieri, vigili del fuoco, polizia della strada mettevano a punto il piano di emergenza. Isolare l’ Adamello, impedire voli di elicotteri e aerei privati, vietare ai gitanti la zona del parco naturale del Brenta, almeno quella più vicina ai ghiacciai, dal Mandrone e fin su verso la cresta della Lobbia Alta, dove c’ è il rifugio “ai caduti dell’ Adamello”, costruito in pietra, forma quadrata, spazio per cento e più persone, sistemate in stanzoni o in camerette da quattro letti. Senza telefono. Domenica sera, però, a Pinzolo, che sta sotto Madonna di Campiglio e che è uno dei punti-base per le gite all’ Adamello, si sparge la voce che “qualcuno d’ importante” stava per venire su alla Lobbia Alta. I più pensavano a delle manovre militari. Quando ieri mattina, verso le dieci, hanno visto arrivare uno stuolo di elicotteri, almeno una dozzina, hanno capito che forse stava succedendo qualcosa. Ma tutto era bloccato: persino Danilo Povinelli, capo delle guide di Pinzolo, era stato fermato dal cordone sanitario dei carabinieri, mentre cercava di arrivare al Mandrone, dove inizia una “vedretta”, un piccolo ghiacciaio. Il mistero doveva durare fino alle 16 e 40, quando un dispaccio d’ agenzia diffondeva un comunicato del Quirinale: “Il presidente della Repubblica ha accettato oggi con vivo piacere l’ invito di sua Santità Giovanni Paolo secondo a fare colazione insieme sull’ Adamello. Le due personalità hanno raggiunto l’ aeroporto di Villafranca (Verona) con l’ aereo della presidenza della Repubblica, e, successivamente, l’ alta cima con un elicottero”. Si scatenava il putiferio. Finalmente il Papa ce l’ aveva fatta a sciare in santa pace, senza curiosi, dopo cinque anni in cui non era riuscito a mettere ai piedi gli sci. A meno che non l’ avesse fatto clandestinamente. L’ anno scorso, per esempio, il giorno di San Giuseppe, qualcuno giurò d’ averlo visto (e fotografato) sulle piste di Montecristo, una località sul Gran Sasso d’ Italia. Il Vaticano, come al solito, smentì seccamente. Questa volta, padre Romeo Panciroli, direttore della sala stampa vaticana, non ha specificato che il papa era andato a sciare sull’ Adamello. Si è limitato a dire: “E’ stato un fatto estremamente privato. Tutto era stato concordato perchè la stampa non ne venisse informata”. In effetti, più che di una gita in montagna quella di Pertini e Wojtyla è sembrata un’ operazione da segreto di Stato. Ieri mattina, il presidente è uscito di casa alle sette. Seguendo un percorso insolito, l’ auto è arrivata a Ciampino mezz’ ora dopo nel settore militare del 31 stormo. Poco dopo, da Castelgandolfo, arrivava la Mercedes nera del papa. Wojtila, vestito in bianco, con la croce d’ oro che non abbandona mai, e la mantella nera, Pertini, impeccabile nel suo abito blu scuro. Un abbraccio, da fraterni amici: il papa che invita in montagna, il presidente che “offre” il passaggio sul DC-9 del Quirinale. Per eludere occhi indiscreti, l’ aereo rullava su una pista secondaria. A bordo, poche persone: un “seguito” ristretto. Accompagnava il pontefice il segretario personale monsignor Stanislaw Dziwis, con Pertini il ministro Michelangelo Jacobucci, capo del servizio stampa. In aereo il presidente si cambiava abito il papa lo faceva invece rifugio. La giornata, intanto, si preannunciava splendida. Il vento leggero, rendeva l’ aria tersa. Una visuale a novanta gradi su tutto l’ arco alpino. E’ guardando questo spettacolo che i due hanno pranzato, assieme ai gestori del rifugio (di proprietà del Cai di Brescia) che si trova su un ghiacciaio a quota 3040, ma in territorio trentino: una tavolata con le otto guardie del servizio di sicurezza, coi collaboratori, mangiando antipasti di salame e prosciutti, carpaccio, risotto alla milanese, roastbeef con insalata, toma (un po’ grassa) e frutta di sottobosco, crostata e vino bianco tokai. Pertini ha preferito bere birra. La grappa l’ hanno gustata assieme. Come assieme hanno mangiato una delle specialità del rifugio: gli “strangolapreti”, gnocchetti verdi di spinaci. Papa Wojtyla, che è rimasto a dormire alla Lobbia Alta, prima che Pertini se ne andasse, con la fronte scottata dal sole gli ha detto: “Gli italiani sono fortunati ad avere un presidente come lei”. Il presidente, appena ritornato a Roma, ha commentato, contento come poche altre volte: “E’ stata una giornata stupenda ed esaltante quella passata col mio amico Wojtyla”.

dal nostro inviato LEONARDO COEN

Repubblica — 17 luglio 1984 pagina 2 sezione: POLITICA INTERNA

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/07/17/la-gita-di-pertini-wojtyla.html

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